Voci e immagini dell' Italia del Fascismo

La ricerca del consenso

Allegri anni ’30!

“Maramao perché sei morto?” (Trio Lescano)

In quegli anni, sui loro libri di scuola elementare, i bambini leggevano pagine come questa:

Bimbi, amate Benito Mussolini. Benito Mussolini ha lavorato e lavora sempre per il bene della patria e del popolo italiano. Voi lo avete sentito dire molte volte dal babbo, dalla mamma, dalla maestra. Se l’Italia è ora assai più potente di prima, lo dobbiamo a Lui. Salutiamolo tutti insieme: A NOI!

Quando aveva cominciato Benito Mussolini a “lavorare per il  bene della Patria e del popolo italiano”?

“O ci daranno il governo, o lo prenderemo calando su Roma”: questo aveva detto Mussolini, il capo dei fascisti.

Allora in Italia c’era il Re, si chiamava Vittorio Emanuele III. Il Re avrebbe potuto mandare l’esercito contro i fascisti, che marciavano armati su Roma, invece nominò Mussolini Capo del Governo.

COSI’, NEL 1922, EBBE INIZIO L’ERA FASCISTA: VENTI ANNI DI DITTATURA.

E, nel ’29, la Chiesa darà la sua benedizione, firmando un vantaggioso Concordato.

PER QUANTI CERCARONO DI OPPORSI: IL CARCERE, IL CONFINO, L’ESILIO.

Questi sono oppositori, non delinquenti.

PER OTTENERE IL CONSENSO IL REGIME USAVA:

   i giornali;

    la radio;

   le adunate oceaniche nelle piazze;

   il cinema;

   gli slogan di propaganda;

   la scuola.

A partire dal 1930 in tutte le scuole elementari viene imposto lo stesso libro di testo, quello voluto dallo Stato fascista.

Ogni pagina, ogni riga dei testi scolastici deve diffondere l’ideologia fascista.

Da Grazia Deledda, “Il libro della terza classe elementare”, 1930

La mattina del 28 ottobre i fascisti avanzarono e entrarono in Roma, perché Roma è la testa dell’Italia, che dopo la sua splendente vittoria nella Grande Guerra era rimasta senza testa.

- Chi gliel’aveva tagliata? – domandò Cherubino.

- I comunisti.

- Io ho sentito parlare dei comunisti, ma non so che cosa siano – disse Cherubino.

- Fa conto: Tu copi il problema di aritmetica che ha svolto Sergio con fatica. Ecco che sei un po’ comunista.

 

Da “Il libro per la terza elementare” (1936)

Sono gli occhi del Duce che vi scrutano. Che cosa sia quello sguardo, nessuno sa dire. E’ un’aquila, che apre le ali e sale nello spazio. E’ una fiamma, che cerca il vostro cuore per accenderlo d’un fuoco vermiglio. Chi resisterà a quell’occhio ardente, armato di frecce? Rassicuratevi, per voi le frecce si mutano in raggi di gioia.

UN UOMO E UN IMPERO

LA MARCIA SU ROMA

Quell’uomo, nato una domenica di sole, un giorno si trovò stretti intorno tutti gli italiani di cuore, a dire che lui solo vedeva chiaro, a chiamarlo Duce, che vuol dire capo, e a gridare con lui: Abbasso il Comunismo e viva l’Italia.

Allora li armò e li mise a marciare in colonne serrate da tutta Italia su Roma: “Andiamo alla capitale a fare intendere i tempi nuovi a quei signori ministri, che non vogliono saperne. A noi!”.

E le Camicie Nere avanzarono, erano un fiume lucente di fede, fucili e coraggio, e buttavano

giù ogni ostacolo. I ministri si spaventarono: “Alto là, se no vi facciamo sparare addosso il cannone.”

“Niente affatto” disse il Re. “Non voglio che i miei soldati sparino sul mio amico Mussolini, che dice: Viva l’Italia. Piuttosto, andate via voialtri, e venga qua Mussolini con i suoi fascisti. Già troppi giovani sono morti per cantare GIOVINEZZA.”

Così Mussolini andò lui al governo, nell’ottobre del 1922. E a Roma, le Camicie Nere di tutta Italia battevano le mani sotto la finestra del Re, che li salutava dal Quirinale.

 

Margherita G. Sarfatti

Troppo molle il carattere degli italiani per il programma di grandezza e potenza di Mussolini!

Bisognava forgiare nuovi italiani, virili e amanti della guerra.

 

“Inno dei giovani fascisti”

Da “Il Balilla Vittorio”:

Il babbo ha portato a Vittorio un involtino misterioso. Vittorio l’ha aperto e vi ha trovato una bella divisa nuova, una divisa da Balilla.

- La rinnoverai il 21 aprile per il Natale di Roma – ha detto la mamma.

Ma Vittorio ha voluto metterla subito e, con aria fiera, ha salutato il babbo e la mamma romanamente.

 

Balilla Vittorio! Presente!

 

Questi erano i “Figli della Lupa”.

Oggi un bacio, domani un fucile.

Da “Il libro della IV classe”

Si è Balilla dagli 8 ai 14 anni, Avanguardisti dai 14 ai 18, per diventare poi Giovani Fascisti. Sono addestrati agli esercizi militari. Quando poi li vediamo, gagliardetti in testa, sfilare per le vie, allora sì che ci vien voglia di gridare: VIVA!

Le piccole italiane

Una bella famiglia italiana

Da “Il libro fascista del Balilla” (1934)

Lo Stato democratico che governava l’Italia era, caro Balilla, lo Stato del disordine e dell’anarchia, in cui ogni cittadino, dimenticando i doveri, reclamava solo diritti e pretendeva dai governanti privilegi a danno degli altri. Nello Stato democratico solo alcuni partiti avevano il comando, sicché, invece di essere lo Stato il dominatore dei partiti, era il loro schiavo, mentre oggi vi è un solo partito, quello di tutti gli Italiani, che si chiama Fascismo. C’era poi il Parlamento, formato dalla Camera dei Deputati e dei Senatori, che era diverso da quello di oggi e rappresentava un’altra piaga della Nazione, perché, a forza di lunghi discorsi, di litigi e di chiacchiere, impediva al Governo di fare buone leggi. Adesso invece le leggi le fa in maniera sbrigativa direttamente il Governo, cioè il Consiglio dei Ministri e il Gran Consiglio del Fascismo, senza bisogno del Parlamento, che ne viene informato a cose fatte.

Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli ordini del DUCE e di servire con tutte le mie forze e se è necessario col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista.

CAMICIE NERE – Piccole Camicie Nere, voi siete l’avvenire della Patria. Forti Camicie Nere, voi siete la difesa della Patria.

Da un testo scolastico:

OBBEDIRE: OBBEDITE PERCHÈ DOVETE OBBEDIRE!

Da “Il libro della III classe elementare”:

OBBEDIRE.

Fu domandato a un sapiente: “Quale deve essere la prima virtù del bambino?”

Rispose: “L’obbedienza”. “E la seconda?” “L’obbedienza” “E la terza?” “L’obbedienza”.

 

Lo Stato fascista esige obbedienza, ma è un padre, sollecito e amoroso verso i suoi figli.

Ecco una bella stampa a colori: il Duce abbraccia un piccolo balilla e lo bacia.

Il bimbo offre al Duce alcuni bellissimi fiori.

DUCE, DUCE. Tu sei tanto buono con i bimbi e i bimbi ti amano con tutto il cuore.

Tu sei per loro come un babbo, li fai diventare forti e robusti, li rendi felici. EVVIVA IL DUCE D’ITALIA!

 

BENITO MUSSOLINI ama molto i bambini. I bimbi d’Italia amano molto il Duce. VIVA IL DUCE! Saluto al Duce: A noi!

“Tulipan” (Trio Lescano)

Le leggi razziali

Ricordi di scuola

Luisa Levi

Avevo otto anni, quando arrivarono le leggi razziali. Il giorno in cui alla radio annunciarono le leggi razziali eravamo nella casa di campagna. Io non capivo bene. Ricordo però mia sorella Paola che piangeva fra le braccia di mio padre. Poi mi hanno detto che sarei andata a scuola con altri bambini ebrei.

Carla Dello Strologo

Ero una bambina molto socievole e non vedevo l’ora di andare a scuola, che vivevo nella mia fantasia come un luogo magico dove avrei potuto, oltre che studiare, incontrare e giocare con altri bambini.

Per i miei genitori era difficile spiegare perché non potevano mandarmi con gli altri bambini, ricordo che mi raccontavano delle storie strane di malattie infettive che giravano tra i bambini e che quindi era meglio farmi rimanere a casa.

 

Bambine italiane. Bambine italiane cacciate dalla scuola italiana perché “ebree”.

È IL 1938. L’ITALIA FASCISTA SEMPRE PIU’ SI AVVICINA ALLA GERMANIA DI HITLER.

Su tutti i giornali gli ebrei vengono presentati come essere ripugnanti e avidi di denaro.

Viene pubblicata una rivista razzista.

Un gruppo di “intellettuali” asserviti al Regime afferma: E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti.

Giorgio Bassani

Da Riccione venimmo via il 10 di ottobre un sabato pomeriggio. Intorno alla metà del mese precedente il barometro si era fissato sul bello stabile. Da allora in poi si erano susseguite giornate splendide, con cieli senza una nuvola e col mare sempre calmo. Ma chi aveva più potuto badare a queste cose? Ciò che mio padre aveva temuto si era, purtroppo, puntualmente verificato. Era cominciata di colpo la violenta campagna denigratoria che nel termine di un anno avrebbe portato alla promulgazione delle leggi razziali. Ricordo quei giorni come un incubo. Mio padre, affranto, che usciva di casa la mattina presto a caccia di carta stampata: gli occhi di mia madre, gonfi sempre di lacrime.

VENGONO EMANATE LE LEGGI RAZZIALI.

Alcuni fra i tanti divieti:

Gli ebrei non possono...

prestare servizio militare;

essere proprietari di terreni e di fabbricati;

lavorare nelle amministrazioni pubbliche;

vendere oggetti di cartoleria;

avere tipografie;

pilotare aerei;

commerciare libri;

raccogliere rifiuti;

affittare camere;

pubblicare avvisi mortuari;

vendere oggetti usati;

accedere alle biblioteche pubbliche;

vendere articoli per bambini;

possedere apparecchi radio;

frequentare luoghi di villeggiatura...

 

Insegnanti e studenti ebrei sono esclusi dalle scuole statali. Nelle scuole è vietato l’uso di testi scolastici scritti da ebrei.

Questa è la pagella della piccola Carla:

Pagella della scolara Dello Strologo Carla, nata a Genova il 2-1-35. Anno Scolastico 1941-42. Anno XX Era Fascista. Razza ebraica.

Carla non ha frequentato le lezioni, perciò non ha i voti trimestrali. Si è presentata agli esami da “Privatista” ed è stata promossa alla classe III. Ha riportato questi voti: Religione, lodevole; Lettura ed esercizi scritti di lingua, buono; Aritmetica, sufficiente; Educazione fisica, buono; Lavori donneschi e manuali, buono.

Ha dovuto sostenere anche l’esame di cultura fascista, riportando il voto “buono”.

 

“Giovinezza”

Soluzione finale

Nuto Revelli

Nel luglio 1942 con il Quinto Reggimento Alpini della Divisione “Tridentina” fui inviato sul fronte russo. Durante il viaggio – tra Brest-Litowsky e Minsk – intravidi gli ebrei, quelli dei “campi di sterminio” dei quali ignoravo l’esistenza. Erano una sessantina di relitti umani – donne, uomini, bambini – tutti scalzi, coperti di stracci. Tutti marchiati con la stella gialla. Sembravano dei fantasmi. Si trascinavano lungo la nostra tradotta implorando un pezzo di pane.

Presto la “soluzione finale” sarebbe arrivata anche per gli ebrei italiani.

Verdi - “Requiem”, Toscanini, 1940

Primo Levi

Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

    considerate se questo è un uomo

    che lavora nel fango

    che non conosce pace

    che lotta per mezzo pane

    che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo

come una rana d’inverno.

1943: CADE IL REGIME FASCISTA. MUSSOLINI, ARRESTATO, VIENE LIBERATO DAI NAZISTI E MESSO A CAPO DI UN “GOVERNO FANTOCCIO”, LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA. I TEDESCHI OCCUPANO GRAN PARTE DELL’ITALIA.

Ministero dell’Interno – Direzione generale –

Dispaccio telegrafico.

Pregasi aderire richiesta Comando Germanico

circa consegna ebrei.

Liliana Tatiana Bucci

Ricordo perfettamente quella sera. Abitavamo a Fiume, facevamo parte della comunità ebraica. Quella sera, a casa, eravamo tutte donne: noi due bambine eravamo già a letto.

Quando i tedeschi arrivarono a casa, erano accompagnati da un ebreo italiano di nome Plech, uno che ha venduto moltissimi ebrei ai tedeschi. Mamma e nonna conoscevano quella spia e capirono subito che cosa stava accadendo. La mamma venne a svegliarci e, con calma, ci vestì per uscire. Io avevo sei anni e mezzo, mia sorella quattro. Vedemmo la nonna buttarsi in ginocchio e gridare: prendete solo me, vi prego, lasciate le bambine e le ragazze.

Subito fummo portate alla risiera di San Sabba, saremo state lì due giorni.

Poi, con un treno merci, partimmo alla volta di Auschwitz.

Primo Levi

Il treno viaggiava lentamente, con lunghe soste snervanti. Dalla feritoia, vedemmo sfilare le alte rupi pallide della val d’Adige, gli ultimi nomi di città italiane. Passammo il Brennero alle dodici del secondo giorno, e tutti si alzarono in piedi, ma nessuno disse parola.

Soffrivamo per la sete e il freddo: a tutte le fermate chiedevamo acqua a gran voce, o almeno un pugno di neve, ma i soldati della scorta allontanavano chi tentava di avvicinarsi al convoglio.

Dalla feritoia nomi noti e ignoti di città austriache, Salisburgo, Vienna; poi ceche, infine polacche. Alla sera del quarto giorno, il freddo si fece intenso, il treno percorreva interminabili pinete nere. La neve era alta.

Vi fu una lunga sosta in aperta campagna, poi la marcia riprese con estrema lentezza, e il convoglio si arrestò definitivamente, a notte alta, in mezzo a una pianura buia e silenziosa.

La portiera fu aperta con fragore, il buio echeggiò di ordini stranieri. In meno di dieci minuti tutti noi uomini validi fummo radunati in un gruppo. Quello che accadde degli altri, delle donne, dei bambini, dei vecchi, noi non potemmo stabilire: la notte li inghiottì, puramente e semplicemente.

ROMA 1943: Roma è stata dichiarata “città aperta, ma a via Tasso, nel cuore della città, c’è il comando delle SS. A via Tasso quanti sono sospettati di ostilità verso il nazifascismo vengono incarcerati e selvaggiamente torturati.

Per gli ebrei romani la “soluzione finale” arriva il 24 settembre, quando Herbert Kappler, comandante delle SS, riceve un telegramma da Berlino: deve “trasferire in Germania” e “liquidare” tutti gli ebrei.

Mario Limentani

Kappler si presentò alla nostra comunità chiedendo entro ventiquattro ore di consegnare cinquanta chili d’oro altrimenti avrebbe preso cento uomini e li avrebbe portati in Germania a lavorare. Erano un po’ tanti. Però ci riuscimmo, anche con l’aiuto dei cattolici, che si presentarono in tanti dando ciò che potevano dare. Consegnammo questi chili d’oro credendo che ormai per noi non ci fosse più pericolo.

Settimia Spizzichino

Non è possibile descrivere la fame che cominciammo a patire da metà settembre, ci davano solo 100 grammi di pane al giorno, una cirioletta. Poi è venuto il fatto dell’oro, credevamo che dando l’oro ai nazisti si risolvesse tutto. C’era qualcuno di noi, però, questo me lo ricordo bene, che diceva “comprateci le armi con l’oro. Difendetevi”. Invece no.

16 ottobre 1943: Alle 5.30 del mattino 300 soldati tedeschi cominciano la caccia per i quartieri di Roma.

Disposizioni dei nazisti agli ebrei di Roma:

Ministero dell’Interno. Questura di Roma.

18/10/1943

Oggi alle ore 14 è partito dalla Stazione Tiburtina treno DDA con 28 carri di ebrei (mille circa) fra donne, bambini et uomini diretto al Brennero. Nessun incidente.

 

Settimia Spizzichino

Era l’alba quando sono stata svegliata dai passi pesanti dei tedeschi. A casa mia, nel cuore del vecchio ghetto, in via della Reginella, dormivano ancora tutti: mamma, papà e tre sorelle. Mancava solo la quarta sorella, Ada, che era andata a fare la fila per le sigarette, ma c’era sua figlia Letizia, una bambina di cinque anni. Pochi minuti dopo, eravamo tutti in piedi. Giù in strada, i nazisti urlavano come bestie.

Gli ebrei romani catturati sono 1022. Uomini, donne, anziani, ammalati, più di 200 bambini: tutti vengono fatti salire a forza sui camion. Due giorni dopo, alla Stazione Tiburtina, vengono caricati su un convoglio composto da 18 carri piombati diretto ad Auschwitz.

 

Ne tornano 17, una sola donna, nessun bambino.

 

Altri ebrei romani, sfuggiti alla razzia, catturati in seguito, verranno incarcerati a via Tasso, deportati nei campi di sterminio, trucidati nella rappresaglia alle Fosse Ardeatine.

 

Saranno alla fine più di 2000.

Il carcere di via Tasso

Le “categorie” da sterminare

Fra gli ebrei romani portati a via Tasso c’è tutta la famiglia Di Consiglio.

Carcere di via Tasso.

Scheda di Virginia Di Consiglio e 4 bambini

Cella n. 316

Cognome: Di Consiglio ebrea

Nome: Virginia – Nata il 22.9.1924 a Roma – Professione: casalinga 4 bambini 2-7 anni  – Domicilio: Roma, Via Madonna dei Monti, 84 – Presa in consegna il 21.3. 44, ore 21 da Schrieber Maresciallo SS Servizio di Sicurezza Rep 10 B – Motivo: ebrea – Oggetti ritirati: nessuno – Dimessa: 10.4.44, ore 18 a seguito deportata dal Servizio di Sicurezza

Carcere di via Tasso.

Scheda di Mosè Di Consiglio

Cella n. 246

Cognome: Di Consiglio ebreo

Nome: Mosè – Nato il 25.1.1870 a Roma – Professione: commerciante – Domicilio: Roma, Via Madonna dei Monti, 84 – Preso in consegna il 21.3. 44, ore 21 da Schrieber Maresciallo SS Servizio di Sicurezza Rep 10 B – Motivo: ebreo – Oggetti ritirati: nessuno –Dimesso: 24.3.44 a seguito ucciso dal Servizio di Sicurezza – Rilevato dal Servizio di Sicurezza

Carcere di via Tasso.

Scheda di Salomone Di Consiglio

Cella n. 246

Cognome: Di Consiglio ebreo

Nome: Salomone – Nato il 20.2.1889 a Roma – Professione: rappresentante – Domicilio: Roma, Via Madonna dei Monti, 84 – Preso in consegna il 21.3. 44, ore 21 da Schrieber Maresciallo SS Servizio di Sicurezza Rep 10 B – Motivo: ebreo – Oggetti ritirati: due cravatte – due cinture – due portafogli con carte – Dimesso: 24.3.44 a seguito ucciso dal Servizio di Sicurezza – Rilevato dal Servizio di Sicurezza

Carcere di via Tasso.

Scheda di Marco Di Consiglio

Cella n. 246

Cognome: Di Consiglio ebreo

Nome: Marco – Nato il 15.5.1924 a Roma – Professione: macellaio – Domicilio: Roma, Via Madonna dei Monti, 84 – Preso in consegna il 21.3. 44, ore 21 da Schrieber Maresciallo SS Servizio di Sicurezza Rep 10 B – Motivo: ebreo – Oggetti ritirati: nessuno – Dimesso: 24.3.44 a seguito ucciso dal Servizio di Sicurezza – Rilevato dal Servizio di Sicurezza

Carcere di via Tasso.

Scheda di Santoro Di Consiglio

Cella n. 246

Cognome: Di Consiglio ebreo

Nome: Santoro – Nato il 25.1.1870 a Roma – Professione: macellaio – Domicilio: Roma, Via Madonna dei Monti, 84 – Preso in consegna il 21.3. 44, ore 21 da Schrieber Maresciallo SS Servizio di Sicurezza Rep 10 B – Motivo: ebreo – Oggetti ritirati: nessuno – Dimesso: 24.3.44 a seguito ucciso dal Servizio di Sicurezza – rilevato dal Servizio di Sicurezza

Carcere di via Tasso.

Scheda di Franco Di Consiglio

Cella n. 246

Cognome: Di Consiglio ebreo

Nome: Franco – Nato il 21.3.1927 a Roma – Professione: macellaio – Domicilio: Roma, Via Madonna dei Monti, 84 – Preso in consegna il 21.3. 44, ore 21 da Schrieber Maresciallo SS Servizio di Sicurezza Rep 10 B – Motivo: ebreo – Oggetti ritirati: nessuno – Dimesso: 24.3.44 a seguito ucciso dal Servizio di Sicurezza – rilevato dal Servizio di Sicurezza

Mosè, Salomone, Marco, Santoro, Franco Di Consiglio, prelevati dal carcere di via Tasso, saranno trucidati alle Fosse Ardeatine.

Virginia Di Consiglio sarà deportata insieme con i bambini.

Mario Limentani

Il 14 gennaio del 1944, alle quattro e mezza di mattina, ci diedero la sveglia, ci incatenarono per cinque e ci portarono alla Stazione Tiburtina.

Ci caricarono, ci misero in un vagone, settanta per vagone, ci rinchiusero, solo una ventina poterono stare seduti. Partimmo, abbiamo viaggiato due notti per arrivare a Monaco di Baviera. Arrivammo verso mezzanotte e andammo al campo di concentramento di Dachau. Ci rinchiusero nella baracca delle docce. Poi la mattina ci portarono a Mauthausen. Il nostro lavoro durava dodici ore al giorno. Bisognava andare giù, mettersi sulle spalle un masso che pesava minimo venticinque chili, poi si doveva percorrere la scalinata in fila per cinque. Davano il via e andavamo su. Lì morivano tutti i giorni duecento duecentocinquanta persone.

Vincenzo Pappalettera

Mauthausen è un lager di sterminio. Botte giorno e notte. Una zuppa di rape, poco pane ammuffito e una noce di margarina o una fettina di salame sono il solo nutrimento per una intera giornata. Pugni e calci. Poche ore di scomoda tregua è il riposo, in quattro per ogni pagliericcio largo ottanta centimetri, lungo un metro e ottanta. Calci e bastonate. Pugni e bastonate, fino a morire sfiniti dalla fame, dal freddo, spesso sul posto di lavoro, talvolta di morte violenta, puniti per supposte o banali colpe.

Noi, deportati politici, siamo individuati da un triangolo rosso cucito sulla giacca e sui pantaloni; è indicata anche la nazionalità e il numero di matricola. Io sono l’It.115637. Gli ebrei hanno il triangolo giallo; non ne ho visti ancora. Dicono che li uccidono quasi tutti subito appena arrivano.

Wagner – “Isolde Liebestod” , Furtwängler, 1930

Barber – “Adagio for Strings”, Toscanini, 1938

Sinagoga di Roma

Vittorio Foa

Perché dobbiamo ricordare? E che cosa bisogna ricordare? Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue: quando si pensa che uno straniero, o un diverso da noi, è un Nemico, si pongono le premesse di una catena al cui termine c’è il Lager, il campo di sterminio.

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a cura di: Annamaria Mangiotti